TONIN BELLAGRAZIA

di Carlo Goldoni

regia di Massimo Totola

 

“Tonin Bellagrazia” è il tipico spaccato settecentesco che rappresenta quella ricca borghesia che “compra” la nobiltà col denaro cercando di imitare l’aristocrazia  del tempo: il borghese un po’ tonto, ruspante e illetterato ricorre anche alle citazioni dotte pur di “fare” come i veri nobili...“Lupus in tabula” tanto per dirne una.

Così comicamente pieno di sé, compiaciuto di stare in mezzo ai veri signori, lo sprovveduto Tonin viene svillaneggiato da dame e gentiluomini che se la ridono alle sue spalle. Lui comunque è sempre felice e contento, con un ebete sorriso grottesco stampato perennemente sulla faccia, indossandolo quasi come una maschera  con una mimica facciale  che trascina chi lo guarda.

Ha come tutore il furfante Ottavio  “il frappatore” che   dà da intendere di essere celibe e di voler sposare  Beatrice,  mentre  in verità la sua legittima sposa c’è  eccome, ed è quell’ Eleonora che arriverà alla locanda a dare il via al gioco degli equivoci.

Fanno  da contorno la bella Rosaura, il cavaliere Florindo, il saggio tutore Fabrizio, un musico, l’immancabile Arlecchino, Colombina e  Brighella.